Gestire un business è un’impresa meravigliosa ma sfidante, e per le solopreneurs può essere particolarmente ardua. Spesso, infatti, ci troviamo a ricoprire contemporaneamente molteplici ruoli: creators, marketer, contabili, e altro ancora.
In assenza di un team su cui contare, il peso di ogni attività può diventare schiacciante, aumentando il rischio di stress e burnout. Inoltre, quando si è imprenditrici, conciliare l’attività lavorativa e la vita personale rende le cose ancora più complesse.
In questo articolo, scritto in forma dialogica con la Dottoressa Sara Pieri, psicologa e psicoterapeuta, vediamo come adottare strategie efficaci per gestire tempo ed energia, e prendersi cura della propria salute mentale.
Burnout, come riconoscere i sintomi
Dott.sa Pieri: “La parola inglese burnout significa “bruciato”, ad indicare una condizione di esaurimento psico-fisico che caratterizza prevalentemente le professioni d’aiuto (es. medici, infermieri, operatori sanitari…). Negli ultimi tempi, tuttavia, si sta riscontrando che questa condizione può riguardare anche molte altre professioni. Non per ultimi, i lavoratori autonomi, che spesso si trovano a dover svolgere anche mansioni che vanno oltre la loro sfera di competenza.”
Silvia: “Come riconoscere i sintomi del burnout?”
Dott.sa Pieri: “I sintomi tipici del burnout comprendono: apatia, nervosismo, stanchezza cronica, irritabilità, perdita di motivazione e di interesse verso il proprio lavoro, cinismo verso i pazienti/clienti/colleghi, sensazione di essere prosciugati dal proprio lavoro, procrastinazione e assenteismo.
Questa costellazione di sintomi, che possono essere accompagnati anche da malesseri fisici come cefalee, disturbi del sonno, disturbi gastrointestinali e nausea, ha come conseguenza un calo delle performance e un distanziamento emotivo che posso impattare negativamente sulla propria autostima e sul lavoro.”
1. Pianificazione e prioritizzazione delle attività di business
Silvia: “Chi mi conosce da un po’, sa che ho maturato molti anni di lavoro in agenzia; qui, purtroppo, il multitasking è la regola: si salta continuamente di progetto in progetto, si viene interrotti molte volte dai clienti o dal team, e lavorare sotto pressione è la norma.
È un modus operandi particolarmente diffuso anche nelle aziende italiane e molti sono convinti che sia sinonimo di produttività; la realtà, però, è che questa impostazione fa perdere il focus, penalizza la qualità del lavoro e genera inutili perdite di tempo”.
Dott.sa Pieri: “Anche nella libera professione (soprattutto per chi lavora in solitaria) può capitare che ci si senta in sovraccarico cognitivo, e che ci sembri che anche i compiti più semplici siano complicati. Questo accade spesso quando vogliamo fare più cose contemporaneamente e ci sembra tutto importante allo stesso modo. Sappiamo bene che non è possibile farlo, eppure ci illudiamo di volerci riuscire e ci sentiamo frustrate quando non riusciamo a stare dietro a tutto.”
Silvia: “È vero. Per questo, quando possibile, al multitasking preferisco il batching, ossia la suddivisione delle giornate in blocchi dedicati a specifiche attività o a specifici clienti. Questo mi permette di concentrarmi su un progetto alla volta, dedicandogli più concentrazione e impegno.
Posso anche dire che nella mia esperienza personale, per rendere le giornate lavorative più produttive e soddisfacenti, la pianificazione e la prioritizzazione delle attività sono degli alleati, una scelta strategica che mi permette di guidare il mio business in modo sostenibile, rispettando le scadenze ed evitando, per quanto possibile, i sovraccarichi.
In particolare, trovo molto utile creare macro to-do-list mensili da aggiornare settimanalmente, dividendo i progetti in passi più piccoli e gestibili, e distribuendo le attività in modo equo sui giorni lavorativi.
Per aiutarmi a pianificare le attività, utilizzo volentieri agende cartacee e calendari digitali, in modo da rimanere organizzata e avere una chiara visione delle priorità e dei miei progressi; da quando sono mamma, ho preso anche l’abitudine di impostare dei promemoria sullo smartphone per le cose più importanti da ricordare”.
Dott.sa Pieri: “Fissare un tetto massimo di attività giornaliere è un ottimo consiglio. Così come trovare il momento della giornata in cui si è più produttivi per svolgere le attività più impegnative”.
Silvia: “Esattamente. In genere, riesco più facilmente a portare a termine i miei compiti fissando un tetto massimo di 3 attività di business quotidiane (che diventano 5 se si tratta di piccoli compiti) e, essendo una persona mattiniera, cerco di concentrare le attività più strategiche ed impegnative di prima mattina, lasciando le più leggere e rilassanti per il pomeriggio. Naturalmente, questo è ciò che funziona per me: consiglio di ascoltare il proprio corpo per capire quali sono le proprie esigenze e organizzare l’operatività di conseguenza.
Infine, mi sento di dire di non sottovalutare l’importanza delle pause. Alzarsi dalla scrivania ogni ora, fare qualche esercizio di stretching, bere una tisana, uscire a prendere una boccata d’aria o semplicemente rilassarsi, sono il mio modo preferito di ricaricare le batterie, riposare la vista e poi riprendere il lavoro con rinnovata energia e creatività.”
2. Come rendere la comunicazione sostenibile
Silvia: “La pianificazione delle attività e il batching sono molto utili anche per rendere la content strategy sostenibile. Negli anni ne ho constatato i benefici, ad esempio preparando il piano editoriale per i miei canali un mese prima di pubblicare, e stabilendo preventivamente i temi da affrontare, trimestre per trimestre, riesco ad organizzare le pubblicazioni per tempo, a rileggere ciò che scrivo prima di postare, a non arrivare all’ultimo con l’acqua alla gola.”
Altre scelte strategiche che mi aiutano a migliorare la produzione dei contenuti includono:
– Creare contenuti evergreen, ossia articoli, post e video che mantengono la loro rilevanza e utilità nel tempo, continuando ad attirare e informare il pubblico con temi utili nel proprio settore.
– Fare content curation, ossia raccogliere, selezionare e condividere contenuti rilevanti creati da terze parti. Integrarli nel piano editoriale, , aggiungendo considerazioni personali e citando sempre la fonte originaria, offre valore aggiunto al pubblico e, al contempo, aiuta a mantenere un flusso costante di contenuti senza doverli creare da zero.
– Fare repurposing, ossia riutilizzare i contenuti esistenti per creare nuovi materiali, come trasformare un blogpost in un video, in una presentazione, in un’infografica o in una serie di post sui social media, adattando il contenuto al nuovo formato e canale ma mantenendone il messaggio centrale.
– Utilizzare l’AI per migliorare gli aspetti più meccanici della content creation (ad esempio per identificare temi, hashtag e trend, oppure per testare e migliorare l’efficacia dei tuoi testi). Se utilizzata con buon senso e in ottica strategica, l’Intelligenza Artificiale generativa permette di avere più tempo per concentrarsi sulla valorizzazione della creatività, della personalità e dell’aspetto emotivo dei propri contenuti, ossia gli elementi che possono davvero renderli distintivi e unici.
– Tenere un quaderno delle idee: nei momenti di relax, mi capita spesso di avere delle idee estemporanee e improvvise inerenti al mio lavoro. Per non farle finire nel dimenticatoio, mi piace tenerne traccia su un quaderno e, quando non ce l’ho con me, ricorro alle note di testo del mio smartphone. Questi appunti sono un tesoro da cui attingere nei momenti di scarsa ispirazione creativa.”
3. Fare networking e avviare nuove collaborazioni
Silvia: “Un aspetto che all’inizio del mio percorso come freelance avevo sottovalutato, è l’importanza di costruire una rete di imprenditrici con cui fare networking per condividere esperienze, consigli e progetti. Con il tempo, mi sono resa conto che prendere parte a gruppi di professioniste (ad esempio su Facebook o LinkedIn) offre nuove prospettive, sostiene l’ispirazione creativa, aiuta a risolvere le criticità operative più facilmente e, in generale, fa sentire meno sole.
La collaborazione con altre professioniste, inoltre, permette di raggiungere il proprio cliente ideale in luoghi e modalità differenti, rappresentando un’opportunità di crescita win-win”
Dott.sa Pieri: “La solitudine del libero professionista è un aspetto che può influenzare negativamente la motivazione e il benessere lavorativo. Questo perché spesso mancano colleghi con cui confrontarsi in caso di difficoltà o smorzare la tensione facendo anche solo uno scambio di battute.
A lungo andare, questa dimensione di solitudine può portare un abbassamento del tono dell’umore che inevitabilmente incide sulla motivazione e sul rendimento, andando a rinforzare quella sensazione di stress ed esaurimento di cui ti ho parlato sopra.
È però doveroso precisare che non per tutti è così: ci sono persone a cui piace lavorare in solitudine, altre che per natura hanno bisogno di non sentirsi sole. È fondamentale quindi che tu senta qual è la tua dimensione.”
4. Separare gli ambienti
Dott.sa Pieri: “Uno dei risvolti di lavorare online o da casa sta nel fatto che non ci sembra di percepire uno stacco tra vita privata a professionale e questo, per il nostro benessere, può essere molto pericoloso. È come se in qualche modo fossimo sempre sul posto di lavoro!
Un consiglio importante che mi sento di dare è di separare gli ambienti di lavoro con quelli della vita privata, se possibile, provando a scegliere una stanza o uno spazio specifico dove poter lavorare, in modo da non avere la sensazione che sia sempre un continuum e di mantenere un ordine anche visivo.”
5. Accettare l’imperfezione
Dott.sa Pieri: “Soprattutto per chi lavora online e attraverso i social network, la competizione è pressante. Basta aprire il nostro social preferito per vedere un competitor che ci sembra più preparato, più brillante, più aggiornato di noi. Nasce così il bisogno di essere sempre connessi, di fare tutto alla perfezione, di mostrarsi impeccabili per paura di non risultare abbastanza professionali. Di fare e mostrare più degli altri per non restare indietro: la cosiddetta F.O.M.O. (Fear Of Missing Out).
Per quanto si professi l’imperfezione, ancora siamo lontani dall’accettarla come parte di noi, illudendoci di rincorrere una perfezione che non esiste. Sono inoltre convinta che sui social sia importante essere autentici, per arrivare davvero al cuore delle persone.”
Silvia: “Nonostante tutta la buona volontà e l’utilità delle strategie che ho condiviso in questo articolo e che io stessa metto in pratica, può capitare di non riuscire a portare a termine tutti gli obiettivi prefissi, può capitare di non essere sempre performanti e di commettere errori. Questo non significa essere poco professionali o poco competenti, ma semplicemente essere “umane”.
Per molto tempo ho rifiutato questa parte di me: volevo riuscire in tutto, mi sentivo in colpa quando non raggiungevo il traguardo da me prestabilito e me ne vergognavo, come fosse un fallimento. Evitavo di parlarne per paura di essere screditata come professionista e nella mia narrazione di brand mi concentravo solo su ciò che funzionava.
Con l’esperienza, invece, ho maturato una maggiore consapevolezza di me stessa e una graduale accettazione dell’imperfezione. Il mio approccio si è fatto più flessibile e nei periodi in cui ho necessità di maggiore riposo, non faccio un dramma nel dare priorità al benessere piuttosto che alla performance. So che a volte ho bisogno di prendere una pausa in più, di cambiare qualcosa di quanto avevo in programma, di posticipare un compito e, va bene così.”
Dott.sa Pieri: “Accettare l’imperfezione è un processo che richiede tempo e consapevolezza. È importante non farsi prendere dal senso di colpa e capire che ogni errore è un’opportunità di crescita.”
6. Prendersi cura di sé
Silvia: “Il benessere personale è la chiave per un business fiorente e sostenibile. Questo significa imparare a dire di no con serenità ai progetti che non sono allineati con la nostra visione, così da potersi concentrare su ciò che è veramente importante.
Ma significa anche dedicare del tempo a sé stesse per coltivare le proprie passioni, per coccolarsi, per stare con i propri cari, perfino per oziare, così da poter affrontare le sfide con maggiore ottimismo e resilienza.
Infine, chiedere aiuto quando se ne ha bisogno è un segno di forza e saggezza, non di debolezza. Ho fatto psicoterapia per un anno ed è stata un’esperienza importantissima, che mi sento di consigliare.”
Verso un business resiliente
La strada dell’imprenditoria, seppur ricca di sfide, può essere percorsa con serenità e successo adottando strategie efficaci di gestione del tempo e prendendosi cura del proprio benessere mentale.
Il tuo viaggio da solopreneur è unico e prezioso: affrontalo con fiducia e ricorda che non sei sola. Costruire una rete di supporto, accettare le tue imperfezioni e coltivare la tua salute mentale ti aiuteranno a realizzare i tuoi sogni con serenità e determinazione.